sabato 7 febbraio 2009

Fra la via Emilia e il West

Oggi ho trascorso un vero pomeriggio inglese. C'era la partita di rugby contro l'Italia. 
C'hanno stracciato (mi ha detto poi stasera Guglielmo...).
Il cinese a £6 "mangituttoquellochepuoi" era chiuso e abbiamo pranzato in un pub in periferia: fish and chips and cyder
Tra l'altro da notare che nello Yorkshire dinner è il pranzo e la cena è il tea. Mentre nel resto d'Inghilterra il lunch è il pranzo, ecc.., il resto lo sapete già.
Buono buono, io fino ad ora ho sempre mangiato benissimo, non mi spiego perché l'Inghilterra ha questa brutta fama culinaria?!?
Somiglia un po' tutto al pane con la porchetta. 
Finiamo il dinner e inizia la partita (miseriaccia mi sa pure che mi hanno inculato i soldi). Pronti, noi italiani, mano sul cuore, Inno di Mameli. Io canto forte, me paria d'esse un tenore! Una parte di me, che voi tutti cari amici conoscete bene, appartiene ad uno scaricatore di porto che me l'ha lasciata in custodia: la taverna, la birra, cantar vocentone, il boccale in mano, le carte, il biliardo e il grezzo puro e semplice. Come il pane con la porchetta. E' tutta colpa di via Paolo Fabbri. Però non guardo la partita, perché non conosco le regole e, to be onest, non me ne frega manco più di tanto. Amo solo quel genere di casino. Gioco allora a biliardo, tre partitine (Grazie Marianna, amore mio, mi hai insegnato te! Dio Svizzero, il nostro Club di P.ta Genova!). Qui i tavoli sono più piccolini rispetto i nostri e lo stesso le palline, che sono solo di due colori (più il nero, ovviamente). Con Pier ho vinto io, due autogol iniziali, sì, ma poi con grande ripresa ho fatto tre tiri della madonna. David (che si chiama come il cantante, Gray) mi ha battuta per uno scacco: avevo la mia gialla davanti il nero proprio davanti la buca. Poi ho insegnato a Ilaria a tirare e si è divertita un sacco! Qui berrei tutta la vita, fortuna che costa i soldi, non mi ubriaco neppure, mi fa male solo lo stomaco. 
Piccola città io ti conosco, nebbia e fumo, non so darvi il profumo del ricordo, che cambia in meglio... 
Il Pub inglese è meraviglioso ma per apprezzarlo bisogna discorrere con la gente del posto che sta lì tutti i santi giorni, dall'operaio all'impiegato, se entri solo per bere e non parli con nessuno, lo dico sinceramente, tanto vale starsene a Milano. Basta non andarci il sabato pomeriggio durante la partita...
Di Football.
Rugby esentato.
Mi dispiace soltanto che non capisco ancora bene cosa mi dicono, il loro accento è molto diverso da quello degli universitari (tra l'altro la maggior parte dei ragazzi che conosco sono tutti a Leeds per il Master...). 
Assomigliano un po' ai nostri bar, quelli di quartiere o quelli di paese. Due signori oggi facevano il tifo per me quando giocavo. Avevano i denti completamente disfatti, erano identici ai leoni di mare di Stevenson. O meglio, come li ho sempre immaginati. 
Capelli pochi, lunghetti e untuosetti, marcia la bocca. 
E' tutto bellissimo, ho un sacco di amici, e la gente mi parla per strada. Gloria dice che quando cammina per strada con me ci dan da dire tutti. Dio Bestia, c'avrò il fascino della sciancata, che camino tutta storta! La verità è che son buffona, mi va di ridere e di far ridere e gli altri lo sanno prima che apra la bocca. Oggi uno m'ha chiamato Cabaret. Che Gust!
Cerco le notti e il fiasco, se muoio rinasco, finché non finirà!

giovedì 5 febbraio 2009

Il Paradiso Perduto (in Parkinson Building... )




Manoscritto trovato in una bottiglia



"Sapevo che la strada sarebbe stata molto lunga, anzi lunghissima. Non ci sarebbe stata notte senza venti capricciosi, mi promise un inverno un marinaio, ma decisi ugualmente di partire. 
Era ormai da tempo che sentivo raccontare che l'Arcipelago Malese contava ricchezze d'ogni specie e tipo, e in particolare nella sua parte occidentale. 
Una volta giunta a Giava la strada sarebbe stata poi breve, anche se non meno insidiosa, ma esplorai finalmente le Piccole Isole della Sonda, da Bali a Lombok, Flores, Sumba e Timor sino a giungere alle Isole Tanimbar.
Trovai così, quasi per caso, antiche stampe di rara fama, libri antichissimi di grandissimo valore che i selvaggi serbavano gelosamente presso un tempio interamente di marmo che mi lasciò incredula per i suoi ragionamenti d'architettura.
Il tempio era quotidianamente custodito dai sacerdoti nativi di Sumbawa. Mi giunse voce che si dava peso ad una bizzarra credenza secondo cui le terre di Sumbava non inverdissero e quindi le popolazioni originarie di quel posto avevano l'acqua più pura in corpo e perciò erano meno inclini all'iracondia. In principio non capii neppure, poi scoprìi che per inverdire i selvaggi intendevano che quella strana terra non faceva ossidare il rame se questi veniva sotterrato. E per loro anche l'acqua contenuta negli ortaggi era più pulita.
Questo e altre mille storie ascoltai prima di notte davanti ai loro fuochi". Tante altre ne ascolterò. Per adesso prendo nota.


lunedì 2 febbraio 2009

The Devil Wears Prada















Ormai è il mio gradito tormentone della sera. Sì perché ho deciso di impararmelo a memoria for improve my english. Credo possa considerarsi il film tanto atteso in grado di sostituirsi a Pretty Woman diventando un'icona per molte giovani donne. Trend completamente diverso da quello di Cenerentola che ha avuto in un certo senso grande esplosione a cavallo degli anni '80; allora (come oggi) non c'era bisogno del principe e l'Almanacco recitava tutti i giorni lo stesso consiglio just do it (significativa citazione nel film con Vogue di Madonna). Questa è la storia di Andrea, brillante diplomata in cerca del primo impiego: il suo sogno è diventare giornalista ma viene contattata dalla celebre rivista di moda "Runway" e viene assunta come assistente della temuta Miranda Priestley. Un mondo apparentemente diverso dal suo aiuterà la ragazza a vedere le cose da un altro punto di vista per poi ritornare sui suoi passi, odissea più volte riletta e sentita classificabile tra i romanzi di formazione. Meravigliosa e ipnotica Maryl Streep, molto belle con abiti da capogiro le ragazze. Dovrei insistere sui dialoghi ma non resisto alla scena in cui Nigel sceglie i vestiti per lei: Dolce, Jimmy Choos, Manholo Blahnik, Nancy Gonzales, Narciso Rodriguez "...and now Chanel, you're in desperate need of Chanel." Da urlo le scarpe di Jimmy Choos...
Fatevi poi una ricerchina su Google su Patricia Field, così per curiosità, tanto per cultura generale, la Costume Designer... non vi dico nulla, anzi, come dice Paolo Fox, "non credete a me, verificate!" Ogni tanto il buon gusto prende qualche sfondone, tipo le borsette col marchio in vista... mhmm (arriccio il naso). Un po' da tamarretta, non trovate?
Ritornando a Pretty Woman, vedete che il fulcro attorno cui ruota il plot non cambia: sia Julia Roberts che "Andry" ci fanno giocare alle Barbie, si cambiano e si provano mille vestiti, tucchi, acconciature, cappellini, collane..., strana pulsione feticista delle bambine (e delle donne) di cambiare mille vestiti, giocare ad accostare colori, forme e stoffe diverse. Perché? Perché ogni nuovo abito è una nuova bambola forse, o meglio, con un'aurea diversa. E qual'è il motto della Barbie: essere sempre se stessa ma versatile, in qualsiasi situazione. Eppure pare non aver mai profferito parola... Quanto è stato detto alle nostre generazioni solo con un giocattolo. Sempre al femminile. Perché Big Jim non se l'ha mai cagato nessuno. 
A proposito, gli uomini in sto film, a parte l'attore che fa Nigel (grandioso a dir poco) gli altri sono un salasso. Il fidanzato di Andry è brutto come il peccato che non lo migliora neanche a chiuderlo in una scatola (come dice la fulvi); è poi una specie di cafone che tiene il muso perché lei LAVORA e quindi non può andare alla sua FESTA DI COMPLEANNO?!? Trent'anni per gamba?!? Poi c'è Thompson che, devo ammettere, anche se il suo personaggio è molto stereotipato come latin lover (sembra un po' Gastone di La Bella e la Bestia) merita: però è troppo glam, la sciarpettina perenne è decisamente out, e tra un po' ha i colpi di sole anche sulle sopracciglia. No, non ci siamo proprio. 
Il tim maschile migliore resta quello di Grey's Anatomy: tra Burke, il dott. Sheppherd e quell'altro belloccio (come diavolo si chiama... ) direi che potrebbero bastare come motivo sufficiente per guardare almeno una volta Grey's Anatomy.


Mauriziate...















Questa Marianna è per te (ma anche per la Berté): è vero che qui assomiglio alla Maurizia!?! Qui vedi l'intelligenza degli inglesi, Come ca... si fa a vendere gli occhiali col cartellino 'n tal mezz? Quando torno nel Continente andiamo a ritrovare la Berté e poi dobbiamo assolutamente rintracciare la nostra Maurizia...! 
Grande S. che sei andato con la Maurizia. Ti stimo!

Com'è bello far l'amore da Trieste in giù (tu sei esclusa cara amica mia!)

Nadia Petris ti amo!
Ti voglio bene! Ti amo! Sei l'amica più terrona che ho!

In my shoes















-"Certo che la tua è una malattia...!"- mi dice Guglielmo ieri sera, dopo l'ennesimo acquisto di scarpe, -"Una malattia che hanno tutte le donne in buona salute!" mi sembra evidente, una gran bella malattia genetica, ovviamente caratteristica dominante, direttamente dai cromosomi materni. -"Perdonami, amore mio, se ti ho mentito dicendoti che un grande mobile per le scarpe sarebbe servito... per tutta la famiglia; perdonami, se ho bluffato, dicendoti che il Pax, cm 230x120, era non poi così diverso da una comune scarpiera salva-spazio, di quelle che le puoi infilare sotto il lavandino, in cui entrano a mala pena le scarpe da tennis e le ciabattine della piscina. Economiche, semplicissime da usare, dunque insignificanti.

Mami, Sorellina, Mari Fulvi, Mari Moret, Nadia terrona, Ele Fiora, Claudia, Teresa, Laura, Seri, Marti, Eli (bella), Eli, Sara F., Sarina, Sara Della Feli, Sari Brera, Anastasia, Biggo, Baby, Lalli Ancona, Perepè, Piripì, Peripì e Poppò, Maurizia Paradiso e Loredana Berté vi piacciono le mie nuove scarpe? 
Visto, con Photoshop mi sono ritoccata i segni dei calzini alle caviglie! Figata!

Ieri sera poi ha nevicato. Verso le sette siamo andati a giocare a bowling, come alle medie, ha ricordato Olga; noi di Pesaro andavamo al Ledimar e loro a Gabicce Mare. Dopo due orette passate a lanciar palle ci siamo accorti che di fuori era tutto bianco.